9 Ottobre 2024

Alture Bianco d’Alessano – Paolo Leo

Le mie note:

Sono sempre stato, forse troppo, ultras della produzione enologica pugliese, poi se entriamo in valle d’itria mi sembra di parlare dell’orticello di casa mia e, con il dovuto rispetto, guai a chi me lo tocca!

E’ curioso osservare come la Puglia sia passata da essere terra dei grandi rossi, quelli pomposi, masticabili, potenti, a volte austeri, a volte piacioni e a volte sia una cosa che l’altra, a terra di grandi vini, in senso lato, senza stereotipi appioppati per tradizione e (errata) convinzione, ma con una produzione di grande eterogeneità guidata da un elevato livello qualitativo.

Sono convinto che la chiave di svolta sia stata la ricerca, lo studio e la valorizzazione degli autoctoni, che il mercato stava traghettando impietosamente verso l’estinzione, ma che alcuni eroi, con coraggio e la giusta ostinatezza, quella positiva e costruttiva, hanno riportato alla ribalta, rendendoli protagonisti di una nuova era.

In degustazione porto il frutto del lavoro di alcuni di questi protagonisti, Paolo e Nicola Leo, patron delle cantine Paolo Leo, realtà storica e punto di riferimento per il mondo del vino pugliese, e Lino Carparelli, bandiera assoluta di questo mondo e padre nobile di questa rivoluzione, personalità straordinaria e carismatica che ha dato lustro all’enologia pugliese fin dal Locorotondo DOC, e di cui peraltro ho l’onore e il piacere di essere amico.

L’incontro tra queste personalità ha dato i natali a una linea di vini straordinaria, frutto di un progetto che si è posto l’obiettivo, pienamente raggiunto, di salvare questi autoctoni e renderli finalmente protagonisti.

Bianco d’Alessano, Verdeca, Minutolo e Susumaniello escono dal ruolo di co-protagonisti di blend sicuramente piacevoli e fortunati, per diventare protagonisti unici, in purezza, di etichette di totale e indiscutibile personalità e longevità.

Il Bianco d’Alessano, in mia opinione, è la massima espressione del progetto, l’ho trovato straordinario per pulizia, eleganza, intensità, personalità e con dei margini in termini di longevità entusiasmanti. Sembra di essere sui pendii dolomitici, ma in realtà siamo sui 350 metri della valle d’itria, la terra magica di produzione di tutta la linea, per fissare aromaticità e intensità e costruire un bianco di corpo e di importanza notevoli.

All’inizio parlavo di come sia curioso pensare alla traslazione della Puglia da terra dei rossi piacioni a terra completa, ma in questa trasformazione in realtà reincarno anche la mia evoluzione, sono cresciuto nella produzione di massa e non lo rinnego, ma ora mi piace osservare i dettagli, ammirare le peculiarità di ogni progetto e godere di risultati come questo, frutto di competenza, passione e amore assoluto verso una terra generosa e accogliente. Ad majora!

Degustazione:

Giallo paglierino con riflessi dorati, cristallino e abbastanza consistente.

Al naso è inebriante e oserei dire entusiasmante, con un bouquet olfattivo ampio e intenso. Il frutto a polpa bianca non accusa alcun colpo nonostante gli oltre 3 anni di evoluzione, anzi esprime le sue sfaccettature con integerrima finezza. Si percepiscono nitidi i sentori di pera, mela golden e pesca gialla, con un tocco agrumato di grande freschezza. Interessante la componente erbacea e floreale regalata dalle note di salvia, fiori di bosco e camomilla. Con il passare dei minuti le percezioni convergono verso note speziate di pepe bianco e zafferano.

Il sorso è caldo e abbastanza morbido. L’età non ha intaccato minimamente la freschezza e la sapidità è oltre modo piacevole. La prontezza è fuori discussione e le aspettative in termini di longevità sono elevate.

Ottimo equilibrio e discreta persistenza caratterizzano un sorso che in chiusura regala ancora note fruttate e leggermente ammandorlate.


DenominazioneValle d’Itria IGP
TipologiaBianco Fermo
Annata2018
Vitigno100% Bianco d’Alessano
Zona di produzioneValle d’Itria, alberello pugliese basso, con potatura corta. Terreno eluviale, calcareo-argilloso.
Vinificazione4500 piante per ettaro e 1,8 kg di uva per pianta, la raccolta avviene tra gli ultimi giorni di settembre e la prima decade di ottobre. accolta in cassetta, l’uva viene fatta sostare una notte in cella frigo con temperatura sotto lo zero (criomacerazione pellicolare di 20 ore). L’uva poi si diraspa; segue la pigiatura, una breve macerazione a freddo e una successiva pressatura soffice delle vinacce. La fermentazione a bassa temperatura conserva aromi e freschezza.
Affinamento3 mesi in acciaio e 12 mesi in bottiglia
Gradazione12,50 %
Prezzo medio12 €
Abbinamento Antipasti e Primi piatti di pesce, crostacei, secondi marinari di media complessità, formaggi con bassa stagionatura, carni bianche.

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