19 Aprile 2024

La Dama Forestiera – Oro della Capitanata

E’ affascinante pensare che l’amore per la musica Jazz, iniziale filo conduttore della pluriennale e salda amicizia tra Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, abbia posto le basi giuste per coltivare l’altra grande passione di questa famiglia di fatto, quella per il vino, con una produzione improntata sull’eleganza e sulla fantasia, un po’ come i grandi pezzi jazz, e fortemente localizzata su un territorio nuovo per la spumantizzazione ma che si è rivelato dalle grandissime prospettive.

Fondamentale un vero e proprio culto per i vitigni autoctoni, ritenuti performanti per la spumantizzazione con metodo classico, dictat per D’araprì, in particolare per il bombino bianco e il montepulciano, che hanno reso grande l’azienda.

Altro punto di grande interesse e indice di assoluta professionalità è l’adozione di una carta etica, un vero e proprio decalogo pubblico e consultabile sul sito web della cantina, che trascrive i principi fondamentali su cui è incentrata tutta la produzione dei vini targati D’Araprì, annoverando tra gli altri la presenza obbligatoria in ogni cuveè di Bombino Bianco o Montepulciano per almeno il 60%, la proprietà di gran parte dei vigneti al fine di garantire continuità nello stile e l’elaborazione in proprio di tutti i vini.

Ho avuto il piacere di degustare l’etichetta portabandiera dell’azienda, grazie ad un regalo iper-gradito di mio fratello, intitolata con gratitudine dalla cantina alla Dama Forestiera, la Gentildama inglese Elisa Croghan, ritrovatasi a gestire il tenimento del suo convivente, l’ultimo Principe di San Severo Michele di Sangro, che lascerà in seguito alla città, per volere testamentario del Principe stesso, e per cui tale territorio diventerà uno dei vigneti più grandi d’Italia. È così che la Croghan entrerà nella storia della Capitanata col nome di La Dama Forestiera ed è con tale nome che lo scrittore Nino Casiglio le intitolerà un suo famoso romanzo.

La cuveè è ottenuta da uve a bacca nera, Montepulciano e Pinot nero, provenienti da propri vigneti, vinificate in bianco e di cui si utilizza esclusivamente il mosto di prima spremitura. La Dama Forestiera è prodotta nella tipologia ”Nature”  e solo in bottiglie Magnum, che si affinano per almeno cinque anni nei sottosuoli di Casa D’Araprì, sotto la città di San Severo.

Questa bottiglia mi ha colpito per eleganza e finezza, portando alla mente assaggi d’oltre confine con cui ha retto senza fatica il confronto.

Alla vista il calice presenta una veste dorata e brillante, esaltata da un perlage di bella finezza e interminabile numerosità.

All’olfatto sprigiona le note tipiche della spumantizzazione champenoise, offrendo subito sentori di crema pasticceria e crosta di pane, egregiamente accostati ad un frutto maturo, riconoscibili le note di pera e banana, e ad uno sfondo delicatamente speziato.

Al gusto la bollicina è piacevolmente carezzevole e setosa, con una beva di intrigante freschezza, ma anche di imponente struttura e interminabile persistenza.

Nel complesso l’equilibrio rasenta livelli supremi, rendendo il vino armonico e di assoluto pregio.

Interminabile la lista degli abbinamenti possibili, ma sicuramente struttura e freschezza lo rendono il compagno ideale di una cucina marinara magari con sfumature gourmet che ne infittiscano la trama.

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