27 Luglio 2024

In tempo di Pandemia una delle cose che più ci manca è sicuramente viaggiare. Ci manca da morire vagare per il mondo, guardare posti nuovi, gente nuova, soddisfare la nostra sete di conoscenza, la nostra voglia di cultura e condivisione, la festa che ogni viaggio porta con sé, il ricordo che ogni vacanza lascia indelebile nella memoria. Chi meglio del vino può aiutarci a lenire questa mancanza e donarci alcune di queste emozioni, permettendoci di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Basterà stappare la bottiglia giusta e all’improvviso ci si può ritrovare nel vecchio come nel nuovo mondo e si può tornare indietro agli anni in cui eravamo solo dei bambini e per essere felici tiravamo due calci ad un pallone per strada fino a quando le urla della mamma ci portavano dritti a cena.

E’ proprio nel nuovo mondo che ci spostiamo stavolta, per la precisione in Cile, in un mondo dove la semplicità e l’allegria sono contagiose e dove il vino è solo uno dei fattori che sta permettendo a questa terra di guardare al futuro con speranza e ottimismo.
Il nuovo mondo ha costruito le sue fondamenta sulla coltivazione dei cosiddetti vitigni internazionali, ereditati dal vecchio mondo, e curati con tecniche vitivinicole fortemente ancorate all’utilizzo del legno (ahimè in ogni forma, anche le più indicibili) e mirate alla costruzione di vini rotondi, anche piacioni se vogliamo, e di notevole struttura. Il Cile gode di un clima prettamente mediterraneo, con piogge esclusivamente invernali, forti escursioni termiche e ottima esposizione solare.

Il clima molto secco e favorevole delle zone viticole fa si che non si conosca la peronospora e altre malattie del legno, così come è rarissima la presenza dell’oidio, e che la coltivazione biologica diventi semplice e naturale, con regole non molto diverse dalle nostre riguardo l’uso degli antiparassitari.

Il nostro vino è Altura, della cantina Casa Silva, un’azienda di famiglia originaria della Colchagua Valley, una delle zone vitivinicole cilene più floride. Altura è il risultato di un progetto di ricerca aziendale volto a produrre un vino pionieristico capace di rappresentare un nuovo e singolare stile produttivo fortemente vocato alla qualità. Per ogni vendemmia viene prodotto un numero limitato di bottiglie che vengono accuratamente conservate sotto terra per almeno tre anni prima di essere immesse sul mercato.

Abbiamo un blend di Carmenere, Cabernet Sauvigno e Petit Verdot, selezionate in vigna e vinificate separatamente. La fermentazione avviene, separatamente per varietà, in botti di legno di diverse dimensioni. L’affinamento invece si sviluppa in botti di rovere francese per 14 mesi e per 4 anni in bottiglia.

Come si diceva in intro, oltre a portare il pensiero lontano km abbiamo voluto fare altresì un viaggio nel passato, aprendo una bottiglia che ci aspettava da tempo in cantina, l’annata 1999, risultato di una sfida evolutiva durata 22 anni.

Alla vista il tempo ha regalato al vino un’ammaliante vestito rubino con unghia granata ben visibile, limpido, con pochissime e impercettibili particelle in sospensione e di bella consistenza.

All’olfatto capiamo quanto questo vino sia nato per la longevità, con una finezza perfettamente integra e una complessità di livello. Si viene subito assaliti da piccoli frutti rossi sotto spirito, da una confettura di prugne e da una freschissimi balsamicità caratterizzata da percezioni di eucalipto ed erbe officinali. I terziari ovviamente occupano la maggior parte del campo olfattivo, con sentori fini ed eleganti di cacao amaro, di liquirizia, un etereo avvolgente, una percezione di cuoio e una tostatura ben distinguibile. In retro-olfattiva ritorna un piacevole sentore dolce, di caramello.

Il sorso sorprende per integrità e stabilità, con una beva secca, calda e di bella morbidezza, in linea con lo stile del nuovo mondo. La freschezza e intatta e si accompagna ad una sapidità importante. Il tannino è perfettamente levigato e denota uno stato evolutivo di perfetta maturità per questo vino. Il corpo è di importante robustezza e l’equilibrio è su ottimi livelli. La persistenza e l’intensità portano ad un sorso eterno, con un’armonia che è godimento puro.

E’ un vino delle grandi occasioni e viaggiare con questo calice nello spazio e nel tempo ci ha rallegrato la tavola, pensando a cosa eravamo nel 1999 e cosa faremmo in Cile in questo momento, assaporando un ragù che alla nostra memoria ci richiama le domeniche in famiglia.

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