18 Aprile 2024

Cacc’e mitt – Alberto Longo

Ci sono vini figli di una tradizione incredibile, che rende quasi nullo il confine tra passato e presente, trasformando quello che era quotidianetà per i nostri avi in patrimonio storico inestimabile, da tutelare, coltivare e tramandare. Un esempio perfettamente calzante è il cacc’ e mmitte di Lucera, vino rosso storico prodotto nei comuni di Bicari, Lucera e Troia, in provincia di Foggia, oggi regolato da un disciplinare che fa capo alla denominazione dedicata, la DOC Cacc’ e mmitte di Lucera.

Questo curioso nome trova origine proprio nelle antiche tecniche di produzione tradizionali di questo territorio, quando questo vino veniva prodotto più che altro per il consumo familiare quotidiano di viticoltori con risorse limitate, che, non possedendo strumentazione di proprietà per vinificare le proprie uve, si rivolgevano ai grandi latifondisti di zona per noleggiare le poche vasche di pigiatura e fermentazione disponibili. Ogni viticoltore, quindi, doveva velocemente versare (mmitte) e togliere (cacc’) dal palmento (nome tipicamente pugliese per identificare le vasche) il mosto, così da liberare il posto a chi era in attesa.

Il Cacc’ e mitt può essere frutto della lavorazione di diverse uve, prevalentemente a bacca rossa, ma con la presenza minoritaria di uve a bacca bianca. Il disciplinare comunque prevede che venga utilizzata l’uva di troia tra il 30% e il 65%, montepulciano, sangiovese e malvasia nera di brindisi tra il 25% e il 35% e poi  trebbiano toscano, malvasia del Chianti, bombino bianco al 15-30%. Il titolo alcolometrico minimo deve essere 11,5%.

Nella degustazione di questo pezzo di storia ci siamo affidati ad una cantina con forte radicamento territoriale, Alberto Longo, che produce un ottimo Cacc’ e Mmitte da Nero di Troia, Montepulciano e Bombino Bianco. Le uve sono vinificate totalmente in acciaio, con una macerazione sulle bucce di almeno 20 giorni e periodica sommersione del cappello, 2  rimontaggi al giorno con separazione dei vinaccioli, ripetuti delestage e pressatura soffice. Dopo la fermentazione malolattica, l’affinamento avviene in vasche di cemento per almeno 6/8 mesi e successivamente in bottiglia per un periodo non inferiore a 6 mesi. Insomma una lavorazione articolata finalizzata a onorare la storia di questa denominazione con un prodotto di una finazza ed eleganza notevoli.

Alla vista si presenta limpido, di un rosso rubino pienissimo e di ottima consistenza.

Bella intensità e tanta finezza per questo vino che si presenta decisamente complesso. Piacevoli le percezioni di ribes e mora di rovo che arrivano al naso esuberanti, accompagnati da un fiore appassito, da sentori di liquirizia e da sfumature eteree, che, insieme a una buona balsamicità, delineano una grande eleganza.

Al gusto è secco, di buona morbidezza e con il giusto tenore pseudocalorico. E’ piacevole la freschezza, sembra di bere il vino del contadino, ma con una eleganza unica perfettamente disegnata dalla potente percezione sapida e dalla trama tannica curata e non invasiva. Vino di corpo con media persistenza e grande equilibrio. Buona armonia.

Perfetta trascrizione di una storia gloriosa e ottimo accompagnamento per la tipica cucina mediterranea dell’entroterra pugliese.

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