27 Luglio 2024

Le mie note:

Il primo di Settembre è un po’ come la doccia della mattina appena sveglio, ti riporta con i piedi per terra dopo che i sogni ti hanno catapultato in una realtà diversa, desiderata o spaventosa che sia.

E’ quasi un caso, o forse no, dopo una pausa in parte voluta ed in parte obbligata, che torno a scrivere proprio in questa data, portandomi un pezzo di vacanza fatta a Cipro, che ovviamente ha avuto la sua quota parte enogastronomica sebbene sembrasse difficile, potere della passione.

Cipro è una terra di rara bellezza, ma anche di grandi contrasti delle più svariate origini, socio-politiche, naturalistiche e più di ogni cosa culturali. E’ dura comprendere cosa porti i popoli ad autoflagellarsi in tal modo, eppure l’uomo fa e disfà dove sono sicuro che anche Dio non trova una vera ragione.

Dal punto di vista enologico, l’approccio cipriota è altresì disordinato e variegato, risente di un’identità non ancora costruita e di una capacità economica ai minimi termini o forse non valorizzata a dovere. La realtà è che la storia racconta tutt’altro, racconta di un approccio tecnicamente impeccabile, di alto valore e di antiche tradizioni, addirittura riconducibili ai tempi delle crociate. Nella mia breve ma affamata ricerca mi sono catapultato nel mondo della Commandaria, un prezioso nettare ambrato prodotto nell’omonima regione ai piedi del monte Troodos, al sud dell’isola. Le origini sono remote e, tra i vari aneddoti, degno di nota è quello che rimanda al suo utilizzo nel XII secolo durante il matrimonio del re Riccardo Cuor di Leone con Berengaria di Navarra, nella città di Limassol, durante il quale lo stesso pronunciò la frase “Commandaria, il vino dei re e il re dei vini”. La regione di Commandaria fu presa sotto il Controllo dei re templari e diede il nome al vino, rendendo questo vino il più antico del mondo attualmente in produzione.

Il Commandaria St. John di Keo è un nettare ambrato che rimane impresso nella mente. Al naso è un susseguirsi infinito di sentori di frutta secca, disidratata, noci, uva passa e fico secco. Quella che a primo acchito può sembrare una velata ossidazione si trasforma ben presto in una percezione terziaria complessa in cui si incontrano il caramello, un’elegante tostatura, lievi sfumature vanigliate e cenni di cioccolato fondente. Il sorso in assoluto è imponente e rappresenta una perfetta unione tra rotondità, morbidezza e l’integerrima acidità, garantendo una beva scorrevole e in equilibrio.

Nulla quaestio sull’abbinamento con formaggi erborinati e muffati, non trascurando il classico matrimonio con la pasticceria secca.

L’ho degustato a fine cena con amici del cuore, in un momento non facile quasi a voler portare un pezzo di serenità tratto dalla vacanza, con la speranza che potesse essere di vero aiuto, alla faccia di chi ritiene, e continua a sbandierarlo ai 4 venti con lo stesso populismo dei più beceri comizi elettorali, che la degustazione debba avere meno perifrasi e sentimentalismi e più tecnicismo e pragmatismo. Io continuo ad approcciare il vino cercando di provare qualcosa che va oltre il bere stesso, voglio provare un sentimento, traslarlo sulla mia quotidianità, provare a immaginare cosa prova il produttore, cosa vuole trasmettere, cosa vuole raccontare e perché vuole farlo, e, se ci riesco, male o bene che sia, provo a raccontarlo. Sarò strano, ma temo che quando smetterò di usare passione e sentimento, di cercare l’oltre nel calice, smetterò anche di degustare, tant’è vero che per dissetarmi uso l’acqua e mi va bene così.

Degustazione:

Alla vista è giallo ambra scuro, limpido e di una consistenza che tange il concetto di viscosità.

Il profilo olfattivo è ampio, intenso e di grande finezza. La prima percezione è di noci, frutta secca oltre a frutta candita e in confettura, fico secco ed uvetta. Una prima sensazione di ossidazione diventa ben presto consapevolezza che si sta espandendo in tutta la sua ampiezza la terziarietà del bouquet olfattivo, con sentori di caramello, un’elegante tostatura con note di caffè e tabacco, un accenno di vaniglia e una chiusura golosamente cioccolatosa.

Il sorso è dolce, caldo e morbido. Come categoria docet, si elevano sugli scudi morbidezza e rotondità, ma una buona acidità annulla il rischio di stucchevolezza e rende la beva scorrevole ed equilibrata.

E’ un passito pronto, di notevoli prospettive evolutive e di ottima armonia.


DenominazioneCommandaria
CantinaKeo
TipologiaPassito liquoroso
AnnataS.A.
VitignoXynisteri, Mavro
Zona di produzioneLimassol Distict, Cyprus
VinificazioneVinificato dalle più antiche e locali varietà di Macro e Xynisteri facenti parte dell’area della Commandaria, come da disciplinare. Le uve crescono in terreni vulcanici, poveri e sottili, producendo così una resa bassa ma di alta qualità. Le uve vengono raccolte in fase surmatura, per poi essere lasciate appassire al sole. Dopo la pigiatura, la fermentazione avviene naturalmente in tini di legno.
AffinamentoL’affinamento avviene nelle vecchie botti in rovere in cantina isotermica. Viene utilizzata la tecnica solera in cui le annate più recenti vengono miscelate con vecchie annate per garantire una coerenza di stile pluriennale.
Tenore alcolico15,00 %
Prezzo medio15 €
AbbinamentoFormaggi stagionati, erborinate e muffati, pasticceria secca, cioccolato.


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