28 Marzo 2024

Tipicamente aspetto le vacanze come un bambino aspetta il Natale e altrettanto adoro premiarmi, indipendentemente dalla tipologia di vacanza, alimentando il fuoco della passione per ciò che più mi piace tra cui, ovviamente, il mondo del vino occupa le primissime posizioni.

Nello splendido scenario delle Sardegna meridionale, l’autentica e genuina Sardegna meridionale, non potevo farmi sfuggire l’occasione di visitare una delle cantine storiche italiane e farmi letteralmente rapire da una storia romantica come poche.

Si entra in una struttura che unisce vecchio e nuovo mondo del vino, degna rappresentante di una storia nata dalla forza di volontà di un timido contadino che ha coccolato un sogno e l’ha visto crescere in una vita che a volte sembra troppo breve per regalare queste soddisfazioni. Pare che il buon Antonio Argiolas abbia svelato al mondo che il segreto della sua vita longeva e felice sia tutto riconducibile al consumo per pasto di un bicchiere di cannonau (il suo ovviamente, e come biasimarlo! ) e noi non possiamo che cogliere il suggerimento e augurarci di poter vivere a pieno un’esistenza proprio come ha fatto lui.

Antonio ha acquistato la prima vigna alla fine degli anni 30 e anno dopo anno l’ha resa più grande, moderna,trasformandola in azienda vera, superando difficoltà che hanno fatto desistere i più, come lo scandalo del metanolo e accettando scommesse che hanno trasformato una piccola realtà di famiglia sita in un borghetto di sardegna in una delle più importanti realtà italiane.

La struttura è ben integrata nel piccolo paese di Serdiana, quasi indistinguibile dalle abitazioni vicine, ma che nasconde una perfetta unione tra tradizione e innovazione. La vecchia struttura è stata ampliata con una nuova costruzione eco sostenibile, che garantisce le ideali condizioni per la lavorazione dell’uva, senza ausilio di aria condizionata e luce artificiale, ma solo di aperture nel tetto che aiutano la ventilazione,.

L’ospitalità è tutta incentrata sulla volontà di contribuire alla diffusione della cultura del vino, senza lucro, senza inutili sfarzi, senza fronzoli, solo tanta passione, competenza e storia, perfettamente curati nel nostro caso dalla preparatissima Margot.

Interessanti le barricaie, con una nova area nata appena due anni fa e destinata a soddisfare l’enorme incremento quantitativo mantenendo elevati i crismi di qualità, con barrique, classic ed elegance, che vengono sfruttate fino al quarto passaggio, per poi essere destinate ad altro uso.

Al termine della visita una generosa degustazione completa una gran bella esperienza. Personalmente abbiamo optato per la soluzione prestige, dai costi tutt’altro che proibitivi in base a quanto offerto, che ci ha letteralmente trascinati nel mondo e nella filosofia Argiolas. Di seguito i vini in degustazione:

Merì

Vermentino di Sardegna in purezza, percentuale in volume di alcol 13%. Il più fresco e beverino della famiglia Argiolas, viene vendemmiato anticipatamente nel periodo più caldo dell’estate calda, tramite l’utilizzo di ghiaccio secco, con l’obiettivo di conservare intatta la qualità delle uve e le peculiarità aromatiche del vitigno. Si presenta con un fantastico giallo paglierino ed esplode all’olfatto con note freschissime di fiori bianchi, agrumi e un lieve accenno mandorlato. Il sorso è di grande freschezza e sapidità, con un corpo medio e una buona lunghezza, per un vino ideale per le sere d’estate in compagnia.

Cerdena

Tutta un’altra storia per questo vermentino arricchito da una piccola parte di nasco (5%), di grande struttura e assoluto equilibrio, si è rivelato un bianco importante da grande occasione. Lavorazione tutt’altro che scontata, con la fermentazione svolta in barrique e l’affinamento che si sviluppa tra barrique e acciaio prima dell’immissione in mercato.

Alla vista è di un prezioso dorato e all’olfatto esplode con predominanti note terziarie, burrose e vanigliate, accompagnate da un frutto maturo e da un elegante speziatura (interessanti le note di tè verde) che fa da sfondo a un bouquet decisamente complesso. Il sorso è caldo e morbido, ma anche di ottima freschezza e sapidità, denotando un equilibrio che dona grande bevibilità a un corpo assolutamente presente. Notevoli persistenza e intensità.

Is solinas

Carignano del sulcis che vuole trasfigurare nel calice le peculiarità della terra sarda, accogliente, coinvolgente e piacevole. Prodott da uve Carignano al 95%, con un 5% di bovale sardo, e provenienti da viti a piede franco a pochi metri dal mare, un vero toccasana. Prima dell’immissione in mercato è previsto un affinamento di 1 anno in barrique.

Alla vista si presenta di un rosso rubino compatto di buona consistenza. Al naso sprigiona note di frutti rossi, una delicata speziatura e una piacevole balsamicità.

Il sorso è caldo e abbastanza morbido, con elevata freschezza e sapidità ed un tannino appena percepibile.

Buona persistenza e intensità con un corpo medio e un equilibrio sicuramente interessante. L’armonia è coerente con un vino che si pone da perfetto mediano tra la semplicità dei rossi di stagione e la complessità degli importanti vini rossi sardi.

Korem

Il korem è la porta d’ingresso all’olimpo dei capolavori targati Argiolas. 85% bovale sardo, 10% carignano, 5% cannonau, 14,5% in volume d’alcol. Evolve per 1 anno e mezzo in barrique, prevalentemente di secondo passaggio e almeno un anno in bottiglia.

Al calice è di un rosso rubino pienissimo, di gran consistenza e bella luminosità. L’olfatto è letteralmente esplosivo, parte etereo, complice anche la necessità di ossigeno, per poi regalare percezioni di cacao, ciliegia in confettura, caffè, viola appassita, amarene e una suggestiva nota di mirto che rimanda fedelmente al territorio.

Il sorso è da grande occasione, caldo, morbido, con un tannino presente ma non aggressivo, corpo robusto e persistenza da record. L’equilibrio è perfetto e l’armonia porta alle stelle un punteggio già di per sé importante.

Turriga

Inutile raccontare con che ansia e voglia aspettavo questo momento. Nell’olimpo c’eravamo entrati con il vino precedente, ma qui si incontra una divinità, le aspettative sono alte e tutte abbondantemente e incredibilmente ripagate. Il Turriga è l’etichetta bandiera di Argiolas, frutto di una vincente collaborazione tra Antonio Argiolas e Giacomo Tachis (a proposito di divinità), che ha avuto il merito di trasformare una piccola azienda di famiglia in una realtà di riferimento per il comparto nazionale. L’alchimia ha una formula ben precisa e immodificabile, 85% Cannonau, 5% Bovale, 5% Carignano e 5% Malvasia (mai incontrata finora). 2 anni di barrique, rigorosamente di primo passaggio e 1 anno e mezzo in bottiglia, per una produzione massima di 40.000 bottiglie.

Nel calice si presenta compatto, di un rosso rubino con un unghia granata e una luminosità perfetta e ipnotica. L’olfatto non lascia spazio ad esitazioni, complessità da record, con una numerosità di percezioni incredibile, tutte ben distinguibili. Cacao amaro, spezie dolci, cannella, pepe verde, rosa, tabacco toscano, ciliegia sotto spirito, confettura di frutti rossi, accenni vanigliati, cuoio, macchia mediterranea… potrei continuare a lungo.

Il sorso impone di chiudere gli occhi e lasciare spazio solo all’immaginazione. La percezione pseudo-calorica si fonde alla perfezione con una morbidezza straordinaria e un tannino perfettamente integrato in un ecosistema gustativo originalissimo. La freschezza non si lascia sovrastare dalla complessità del sorso, rendendo una calice così importante di una bevibilità spiazzante. Il corpo è di evidente importanza, correlato ad una persistenza e intensità infinite e l’armonia sfiora la perfezione.

Un vino che fa pasto a sé, da provare insieme ai grandi classici italiani.

Angialis

Una degustazione del genere non poteva che chiudersi con una chicca, non la specialità della casa sicuramente, ma si sa, a casa di suonatori… Tutta l’abilità e professionalità di questa azienda la ritroviamo in questa etichetta, un nasco da vendemmia tardiva che tutto è fuor che banale. La caratteristica che più ci ha stupiti è stata la freschezza, per niente scontata per un vino da dessert.

Olfatto corredato da litchi, pera matura, agrume leggero e note erbacee che accompagnano un sorso elegante, di buona freschezza, oserei dire insolito per la tipologia. In bocca la nota pseudo-calorica lascia presto lo spazio a un accenno di frutta candita che dona indubbiamente grande personalità al vino.

Mi resta solo da aggiungere che è stata indubbiamente un’ottima esperienza che consiglio a tutti gli appassionati che si trovano in zona.

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